|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
di Pierre-Yves Borgeaud, documentario
(Svizzera, 2006)
|
|
|
|
|
|
|
|
Ritorno alla origini, ricerca delle proprie identità, rivisitazione delle ragioni di essere della creazione artistica e, non da ultimo, dei destini della propria gente da parte del grande cantante africano Youssou N'Dour. Un omaggio alle vittime della schiavitù, ed un incontro con le radici, ma pure con l'evoluzione della musica jazz. Firmato da un grande professionista delle edizioni musicali, quelle ormai mitiche della ECM di Manfred Eicher, il documentario si organizza con notevole equilibrio su tre piani diversi. Quello musicale, splendidamente organizzato dalla visione del pianista ginevrino Moncef Genoud: in una esplorazione progressiva, vero e proprio road movie, nell'itinerario di un incontro fra il folclore africano e quel jazz che ne ha tratto le proprie origini e quindi sviluppato le caratteristiche. Quello visuale: con un'aderenza sempre significativa allo sfondo, agli umori dell'ambiente. Con una curiosità, un desiderio d'introspezione sempre all'erta. Infine, su quello politico e sociale. Non solo nell'aderenza quasi ovvia alla tematica storica dello schiavismo. Ma nell'inserimento, estremamente d'attualità, nel dibattito che si sta svolgendo - particolarmente in Francia - sulla presa di coscienza delle responsabilità di allora. E delle loro conseguenze sul presente.
|
|
Il film in Internet (Google)
|
Per informazioni o commenti:
info@films*TOGLIEREQUESTO*elezione.ch
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
capolavoro
da vedere assolutamente
da vedere
da vedere eventualmente
da evitare
|
|
|